Un piano operativo d’impronta illuminista – che rilegge la memoria dell’avamposto militare sette-ottocentesco nel suo porsi a servizio della comunità civile – informa l’ampia e impegnativa ridefinizione della caserma Montello quale centro nevralgico delle forze di Polizia di Stato nel capoluogo lombardo: quasi una città nella città, date le dimensioni totali, il numero di corpi edilizi coinvolti e la struttura a isolato, forte e icastica, che definisce l’intero complesso. La parte storica, di pregio, risalente al 1910, con l’originaria destinazione ai Cavalleggeri di Saluzzo (altre unità dell’esercito si sarebbero in seguito avvicendate nell’arco di un secolo), viene salvaguardata e restituita nella sua sobria integrità architettonica. I tre edifici d’epoca più rilevanti formano una scenografica quinta lungo via Caracciolo e sono collegati tra loro, nella parte interna, da un portico lungo 300 metri. Analogo processo di restauro viene riservato ai padiglioni che si dispongono, a pettine, sull’altro lato dell’area. Lungo tale prospetto, ad angoli opposti, sono collocati due corpi di nuova progettazione, per residenze del personale e uffici, di volumetria leggermente più marcata. Gli spazi collettivi non edificati sono ingentiliti con l’impiego di pensiline e vegetazione: la presenza dominante del verde si traduce, così, nella realtà di un parco pertinenziale. Un grande parcheggio è ricavato al livello sotterraneo.